martedì 23 marzo 2010

LE UNGHIA DEL GATTO - MICHELE FIORENZA (61)

La polizia li trovò così, a una ventina di metri l’uno dall’altra, entrambi seminudi e con gli abiti strappati, entrambi insanguinati.
Lui indebolito, lei sotto choc.
Il luogo, l’orario e i particolari accertati dal medico legale indicavano una tentata violenza e una strenua, feroce difesa.
***
La crisi economica stava per raggiungere anche me: l’avvocato C. non mi dava incarichi da un paio di mesi e io stavo cesellando l’ultima relazione dell’ultima investigazione, quando mi chiamò la dottoressa M., che aveva un incarico per me.
Il mattino seguente mi presentai con dieci minuti di ritardo, per mascherare le mie necessità. Luisa mi aprì personalmente, mi fece strada verso il suo studio di psicologa-psicoterapeuta e lì mi presentò il sig. P.
- Il sig. P. è il marito di una mia occasionale cliente, la signora Margherita, un caso ostico da trattare, in quanto non collabora. Adesso sembrerebbe che la situazione si sia aggravata. In sintesi Margherita ha terrore dei gatti, ma anche dei cani, non sopporta la vista del sangue, non va in chiesa perché non vuol vedere il crocifisso con la piaga sul torace, ecc.
P. annuiva.
- La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il comportamento della signora in occasione di una visita a un’anziana nobildonna, la quale si è fatta trovare tutta in ghingheri, ingioiellata e con le unghia lunghe smaltate di rosso, come si usava una volta. Margherita è inorridita ed è voluta andar via subito, con notevole imbarazzo del marito.
P. approvava a cenni.
Luisa mi osservava:
- Se tu riuscissi a scoprire la causa di questo comportamento, io potrei trovare una terapia idonea. Penso si tratti di un vecchio trauma. I due coniugi si sono conosciuti soltanto dieci anni fa e Margherita non vuol mai affrontare l’argomento delle sue fobie. I suoi genitori non ci sono più ed era figlia unica.
Io non avevo scelta, perché avevo bisogno di lavorare, e accettai:
- Sig. P., tra due settimane consegnerò alla dottoressa la prima relazione.
- Grazie, Eugenio, il sig. P. conosce la tariffa. – disse Luisa, sollevata.
* * *
In teoria il caso sarebbe potuto essere semplice, perché il trauma era certamente dovuto, secondo me, a un fatto violento. Tuttavia conoscere il nome e il cognome della vittima non poteva aiutarmi, visto che i mass-media in questi casi riportano soltanto le iniziali.
Era comunque opportuno fare un tentativo su internet: inserii le iniziali di Margherita e la parola aggressione e cominciai a leggere ciò che mi apparve.
Arrivai alla dodicesima pagina, ma nulla sembrava avere attinenza con quello che cercavo.
Allora riprovai sostituendo “aggressione” con “violenza” e “graffi”: vennero fuori svariati episodi di violenza carnale in cui la vittima si era difesa con graffi e morsi, di solito senza successo, e nessun caso comunque mi ispirava.
Di nuovo digitai: “M. C. violenza difesa graffi morsi”. Trovai qualcosa di interessante e controllai l’età delle vittime: in un caso combaciava con l’età attuale di Margherita, a condizione che il fatto fosse accaduto tredici anni prima. Si trattava di un trafiletto del principale giornale locale.
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Sorrisi: un investigatore che si rispetti ha sempre due o tre giornalisti amici pronti a dargli una mano, tendendo l’altra per una lauta ricompensa. Telefonai al mio presunto amico, esponendogli la richiesta.
Come avevo immaginato, si fece pregare un po’, citando la privacy (ma io sono un investigatore autorizzato), la complessità della ricerca (fandonie), la severità del suo Direttore…
- Carlo, se è il caso giusto, e dovrebbe esserlo, ci sono cinque bigliettoni per te.
- Vedrò che cosa posso fare, Eugenio.
Era pieno inverno, erano le cinque del pomeriggio e decisi di prepararmi un bel tè all’inglese, o quasi, con una goccia di limone e accompagnato da quei magnifici pasticcini morbidi alla mandorla.
Avevo terminato da poco, quando Carlo mi richiamò:
- Ho gli articoli che t’interessano.
- Domattina…
- No, passo io da te tra un’ora, per evitarti di andare in giro con tutti quei soldi addosso.
“Che pensiero gentile! E lui?” pensai.
La stessa sera esaminai gli articoli, in effetti tre brevi passaggi pubblicati nella cronaca nera. Il giorno dopo mi recai da Luisa.
- Si tratta di un caso di tentata violenza sessuale. Margherita si difese nel modo ritenuto sbagliato: graffi e morsi, ma con una ferocia tale che causò all’aggressore un’emorragia e comunque lo fece desistere. L’uomo provò ad allontanarsi, ma più in là cadde svenuto. Lei rimase scioccata, oltre che sporca del sangue di lui. Furono soccorsi entrambi il mattino dopo, all’alba.
- Questo spiega le fobie di Margherita: poiché ha relegato il ricordo nell’inconscio, lei confonde l’aggressore con la vittima e teme i graffi e i morsi che lei stessa diede a… come si chiama? Diego V. Si spiega anche la paura per il colore rosso e per le ferite in genere. Uhm… Adesso dovresti convincere questo Diego a presentarsi qui.
- Come faccio? – protestai – Non è facile. Posso provare a comprarlo, se ha bisogno, ma questa è una spesa extra: devi farti autorizzare da P. perché non accetterà meno di… - feci il segno dell’unità col dito – Lo sai che si prese due anni, sospesi con la condizionale soltanto perché Margherita non volle costituirsi parte civile?
- Digli che è in obbligo con quella donna, altrimenti tre anni dentro non glieli avrebbe tolti nessuno.
Fu così che dovetti reperire il domicilio di Diego e presentarmi, prima per telefono, poi di presenza. L’odore dei soldi comunque funzionò.
Abitava in uno dei quartieri malfamati della città. Volle prima vedere il denaro, poi parlò: ricordava con spavento quella lontana notte.
- Mi sono tolto il vizio, di prendere le donne con la forza, da allora… - ridacchiò – Ci stavo rimettendo la pelle! Era una belva, quella lì. E dire che adesso qualcuna mi paga, per avermi!
- Che lavoro fa, sig. V.?
- Il modello, saltuariamente, alle Belle Arti, ma ormai sono considerato vecchio. Qualche filmino hard, per gli appassionati, ma c’è meno richiesta di un tempo. Così sono costretto a vendermi ogni tanto a qualche racchia di mezz’età!
- Per il momento le do in acconto un quarto di quanto abbiamo pattuito: avrà il resto dopo che si sarà presentato allo studio della dottoressa.
- Ben inteso, ci andrò una volta sola.
- D’accordo.
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Mi accompagnò alla porta:
E’ un piacere fare affari con lei, dottor…
- Mi chiami semplicemente Eugenio.
* * *
I metodi degli psicologi non mi hanno mai convinto del tutto. Mentre con la mia auto accompagnavo Diego V. allo studio di Luisa, mi chiedevo che cosa esattamente avesse in mente la mia amica. Lasciai l’energumeno davanti all’ingresso e andai a parcheggiare. Cinque minuti dopo la giovane praticante di Luisa mi aprì la porta dello studio, appena in tempo per udire un urlo terrificante.
Spaventato e sbalordito guardai il signor P., che si trovava in sala d’attesa, poi, al secondo urlo, meno agghiacciante, entrammo nella stanza di Luisa: Margherita piangeva a dirotto tra le braccia della mia amica, mentre Diego si era ritirato nel prospiciente terrazzo, dal quale mortificato guardava la scena. Era molto imbarazzato.
Luisa gli fece cenno di andar via e anche a noi indicò di uscire dalla stanza. La praticante ci aprì l’uscio, ma Diego prima pretese da me la cifra pattuita, la controllò e conservò la busta nella tasca interna della giacca, poi salutò rapidamente e sparì come un fulmine.
Io accompagnai il marito di Margherita al bar sottostante e gli offrii un caffè corretto al cognac.
- Fallo forte. – dissi al barman, che mi conosceva.
Quindi accompagnai il mio cliente a fare due passi nel vicino parco.
- Che sta facendo la dottoressa con Margherita? – chiese.
- Suppongo che stia completando la terapia. Lei conosce l’antefatto?
- Mio suocero mi aveva vagamente accennato qualcosa, precisando che Margherita non ricordava. Ho conosciuto i dettagli ieri dalla psicologa. Però non pensavo che fosse necessario questo nuovo trauma.
- Io non me ne intendo. Forse si può dire che chiodo batte chiodo. Quel drammatico fatto era sepolto nell’inconscio di sua moglie e forse doveva venire a galla, presentarsi alla coscienza, perché lei lo superasse. Nel contempo Margherita si sarà accorta che quel mostro adesso appare come una persona civile.
- E’ una bestia, una persona indegna.
- E’ vero, ma torniamo su, che sua moglie la starà aspettando…

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