giovedì 22 aprile 2010

AMORE ANONIMO - VALENTINA CARRUBBA (22)

Squillava quel telefono...Due, tre, quattro squilli; il bip finale e poi il vuoto...Il vuoto; ma in fondo c'era sempre stato ed era sempre stato vuoto, mai altro...Le tendine di quella stanzetta erano chiuse, serrate. Non lasciavano trasparire altro che l'immaginazione. Lei si chiedeva cosa avrebbe mai potuto immaginare dopo quello che le era successo: forse che il limite dell'immaginazione non l'avesse già valicato? Forse si; anzi sicuramente. Ascoltando le voci che provenivano dalla strada sottostante quel covo di struggenti emozioni qual'era appunto la sua camera da letto; Cloè non riusciva a percepire altro che un ammasso di suoni. Non distingueva coloro che parlavano, dal suono dei clacson; non c'era differenza tra il rumore dell'arrivo del tram e l'abbaiare dei cani randagi di strada...no; era tutto fottutamente identico. Cloè era lì, nuovamente insieme a quel maledetto telefono che teneva in mano; ancora due, tre, quattro squilli; il bip finale e poi il vuoto. Lui non rispondeva e non avrebbe mai più risposto a quel suo grido d'aiuto. La realtà più sadica era, inoltre, che anche quando aveva risposto palesemente non aveva mai dato cenno di risposta. Era stato sempre muto; non la sua voce, ma il suo cuore: un cuore muto dal nome Victor. Victor, Victor, Victor. Perfettamente e inesorabilmente Victor. Ma per Cloè era arrivato il momento di resettare quel nome; avrebbe dovuto cancellarlo dalla sua anima e non solo dalla rubrica del suo cellulare. E bisognava cancellare tutto; tutto dall'inizio di quel maledetto Settembre di tre anni fà...Tre lunghi e inesorabilmente statici anni; solo tre o addirittura tre. Pochi o molti, ma tre. Anni di vita vissuta insieme, all'insegna di un amore giurato e urlato, ma la cui eco non l'aveva mai udita nessuno. Esattamente; nessuno. Era un amore fantasma. Un amore di amanti; non di due amanti qualsiasi; ma di due amanti fedifraghi....si, rei di amare un altra persona diversa da quella che si erano già scelti, o che il destino aveva scelto per loro. Peccatori dunque; Victor e Cloè; solo due squallidissimi peccatori. Non sapevano che quel peccato sarebbe toccato proprio a loro; erano ignari del fatto che avrebbe spettato anche a loro macchiarsi di quel reato ignobile: il tradimento. Ma in fondo cos'è il tradimento se non voglia di amare ancora??Se non voglia di innamorarsi di nuovo, o di innamorarsi veramente? E' questo il tradimento, quando non è fatto solo per voglia di provare nuove sporchissime sensazioni; quando non è putridissimo sesso, allora è amore. E la pensava così la povera Cloè, che si era innamorata come una bambina; una dolcissima ragazzina che dimentica di essere in realtà una donna e una mamma di due meravigliosi bambini, nonchè moglie adorata di uno psichiatra stimatissimo e di successo. Se lo era dimenticato pure Victor quello che era, o quantomeno quello che avrebbe dovuto essere: un padre di una bambina appena nata; lo sposo modello di una brava casalinga e moglie premurosissima. Eppure capita così; capita che quando meno te lo aspetti tutte le tue certezze si volatilizzino. E cambia tutto; così d'un tratto, cambia. Cambi tu, cambia la tua vita, cambia tutto quello in cui credevi. Successe a Cloè, successe a Victor: entrambi cambiarono, ma il loro cambiamento non fu uguale. L'intensità di un simile mutamento investì entrambi ma con diverso tenore. E come succede spessissimo in questi casi, solo uno dei due amanti è in grado di ricoprirsi di un peso così gravoso qual è quello di un amore anonimo. Solo uno dei due è capace di farsi carico di un tale onere; perchè con estrema esattezza è giusto affermare che si è in due solo quando si ama, ma si è spesso uno solo quando è il momento di prendere una decisione. E la decisione toccò a Cloè; o per lo meno fu lei a decretare che era arrivato il momento di scegliere. Lei doveva scegliere tra due vite parallele; una vita e una parvenza di vita. Tra un amore ormai morto e un amore vivo ma anonimo. E, sebbene vivesse in lei il rimorso di aver peccato e di essere stata una peccatrice accanita; aveva voglia di peccare, peccare e ancora peccare: ciò perchè amava alla follia Victor e perchè l'amore talvolta, per essere bello, ha il suo prezzo. Cloè, dopo averci pensato assillantemente e in ogni santo giorno di quei lunghissimi tre anni; aveva capito di essere ormai disposta a pagare; avrebbe perso tutto, pure l'affetto e la stima dei suoi figli, per pagare quel prezzo.Adesso restava un tassello preziosissimo a completare questo puzzle di audacia estrema; Victor. Lui era il pezzo mancante. Come in una scena di un delitto; anche il più spietato assassinio ha pur sempre una sua logica: e Cloè aveva scelto di seguire un filo preciso; il filo di un reato ma pur sempre un filo. Victor no; lui cercava di eluderlo quel filo, per paura forse o per codardia estrema. Voleva creare un legame speciale, più di quanto già non lo fosse quel rapporto; se speciale può definirsi un amore nato da un tradimento. Amore anonimo; voleva che restasse così Victor, anonimo. Cloè gridava, lei voleva parlare. Basta essere muti, nascosti, inetti al mondo e alla società. Basta. Lui non ci riuscì; non trovò la forza. Ed ecco che scelse solo di non rispondere a quel telefono che squillava...Due, tre, quattro squilli; il bip finale e poi il vuoto...Il vuoto.

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