giovedì 22 aprile 2010

LE CONCIGLIE SONO LE CASE DEI MOLLUSCHI - MARA NISTRI (57)

Santino guardò sua madre camminare lungo la spiaggia, in lontananza, dove mare e cielo sfumavano in un unico colore. Camminava con passo stanco la donna e solo in quel momento il ragazzo si accorse del trascorrere del tempo, almeno una decina di anni erano volati via dall’ultima volta che si erano recati lì, al Castello dei Baroni, sul mare. Parlando con lei, gli era sembrato che il tempo non fosse passato e che si fossero incontrati in quel luogo il giorno prima. Ora lei stava allontanandosi verso la folla del villaggio turistico e Santino con la testa tra i ricordi si incantò ad osservarla mentre si mescolava ai bagnanti:
Santino – aveva detto sua madre – al Villaggio Turistico i giovani del paese possono trovare lavoro, i disoccupati sono tanti, lo sai. Il centro balneare ha portato un po’ di benessere anche per noi, che viviamo qui da sempre. –
E’ vero che trovano un impiego, però lavorano per poche lire. –
E’ dura qui Santino, dove possono trovare un lavoro ben remunerato? –
Ma è un lavoro precario, finita la stagione restano di nuovo a casa, il guadagno estivo non copre il periodo invernale e poi molti lavorano senza essere assicurati e non avranno mai una pensione, una rendita per la loro vecchiaia. –
Però, prima che costruissero il villaggio era più difficile la vita qui …….-
Non ne valeva la pena di concedere la spiaggia più bella, il paese non guadagna niente, è solo la società proprietaria del villaggio che trae vantaggi. Da quando sono state posizionate le recinzioni non esiste un decente accesso al mare per gli abitanti del luogo. -
Osservò ancora sua madre che camminava tra i bagnanti, quando non riuscì più a distinguere la sua figura, entrò in acqua. Si immerse completamente, nuotò in apnea e quando emerse si trovò sopra una secca. Camminò, l’acqua era sempre più bassa, si soffermò e guardò indietro, vedeva la riva lontana, continuò a muoversi. Sovrastava la distesa marina quasi deserta, alle sue spalle l'orizzonte appariva punteggiato da vele bianche e piccole imbarcazioni. Si tuffò di nuovo e quando il livello dell’acqua fu più alto, nuotò con forza verso il mare profondo cercando pesci celesti e meduse trasparenti come quando era bambino. Ricordò che la pineta sulle dune era libera per l’accesso e alla spiaggia, allora, c’erano soltanto gli abitanti del paese.
Emerse, e si trovò di fronte al Castello dei Baroni, adesso era abitato nella stagione estiva ed anche quella proprietà era stata recintata. Dal paese, il percorso che si snodava dalla strada carrabile principale, fino alla pineta e quindi al mare era delimitato da due recinzioni, quella della proprietà del Castello e l'altra della concessione data al Villaggio Turistico, si snodava tra dune alte, salite e discese, pini scarni dalle radici scoperte. Sua madre lo aveva percorso con fatica. Ansava quando sulla sabbia si era seduta sopra una duna che dominava il mare all’ombra di un pino piegato dal vento.
Nuotò per qualche minuto verso quel luogo turistico, sua madre era ferma sulla battigia, stava tornando indietro. Si abbassava per guardare nell’acqua ai suoi piedi. Osservava lontano nel mare.
Uscì, si scrollò, si distese sulla sabbia umida e restò assopito assaporando il calore del sole:
- Ciao! – un uomo alto lo guardava con qualche orologio fra le mani.
Non ho necessità di un orologio. – disse sollevando il busto per sedersi. L’uomo si accovacciò per mostrare la mercanzia senza far uscire una parola.
Orologi ne ho. – volle asserire mentre incrociava le gambe per alzarsi, ma poi si fermò perché l’uomo si stava mettendo seduto sulla sabbia. – Gli orologi sono belli ma adesso non voglio comprarne uno. – continuò Santino.
Sai, io sono in ferie. –
Lo fai come secondo lavoro? –
Ho un mese di ferie, lavoro in una conceria, l’anno passato sono stato a Parigi, avevo una fidanzata. – si giustificò – ma adesso sono solo e non è piacevole fare un viaggio senza una compagna, non credi? –
E’ vero, però a chi piace viaggiare lo fa anche da solo. –
Io preferisco in compagnia, adesso però non ho una fidanzata per cui sono venuto qui – si giustificò di nuovo, poi si azzardò a chiedere: – tu non hai una compagna? ti vedo qui solo. –
Non del tutto. –
Allora non sai decidere per una donna o tra due donne o tra molte donne oppure ti piace stare solo? –
Timore di una scelta o di un legame? Può essere vero. –
Ti dirò, non stiamo bene con una sola donna, sono necessarie più donne…-
Da quale Nazione provieni? –
Vengo dal Continente Africano. –
Qui forse è diverso, per religione….- fu subito interrotto.
No, è normale, non è per religione, non è solo per gli uomini, anche per le donne sono necessari più uomini per stare bene, non è per religione. –
Così è facile, allora non dobbiamo scegliere, ma vivere diversi amori. –
Certamente. – Si alzò – Ci vediamo domani. – disse il lavoratore extracomunitario e se ne andò per la battigia.
Santino restò a guardare il mare. Nuvole di pensieri si addensarono l’una sull’altra, troppe. Si distese di nuovo e si addormentò sotto il sole per poche decine di minuti. Quando si svegliò si voltò verso la pineta con l’intenzione di alzarsi per ripararsi all’ombra, vide così sua madre che era ritornata e di nuovo si era seduta sotto il pino sopra la duna. Si avvicinò per stare accanto a lei.
Sei stanca? –
No Santino. – aveva alcune conchiglie sul palmo di una mano – mi piace raccoglierle – continuò indicandole al figlio – sono la dimora dei molluschi che vi hanno abitato. Loro nascono con la casa, non devono faticare per costruirsela. –
Restarono seduti all’ombra, fino al calare del sole.
Forse è ora di andare – disse Santino subito dopo il tramonto – la strada è lunga. -
E’ molto tempo che desidero farti una domanda. – indugiò, poi si decise – quando finirai i tuoi studi, tornerai qui al tuo paese? – Santino non rispose – Rosaria ti aspetta, lo sai – non rispose neppure allora. Si alzo e si incamminò verso il percorso di ritorno.

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